sabato 31 dicembre 2005

Buon 2006

"Buon 2006", e non "Buon Anno"!
Sono 365 giorni unici,
irripetibili.
No!
Non ritorneranno.
Non daranno proroghe alla nostra accidia;
Non faranno sconti alla nostra intraprendenza.
Non ritorneranno ma nemmeno passeranno,
Se aiuteremo il nuovo a crescere;
Se "forzeremo l’aurora a nascere".

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E non l’anno sarà nuovo!

Nuovo sarà il domani se noi saremo nuovi:
Se avremo nuovi occhi per vedere spazi di libertà creativa là dove le necessità del sistema tolgono anche l’aria del respiro.

Nuovo sarà il domani se noi saremo nuovi:
Se avremo nuovi orecchi per ascoltare l’umana invocazione di aiuto la dove l’irata bestemmia spezza ogni speranza.

Nuovo sarà il domani se noi saremo nuovi:
se sapremo volare alto, nell’orizzonte tinto di sangue muto, sulle orme di Francesco, più che sulle ali del Condor!


Don Aldo Antonelli (http://www.ildialogo.org/editoriali/augurialdo31122005.htm)

lunedì 26 dicembre 2005

Papa di cartone?

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Natale, Papa Benedetto XVI :

"dare coraggio a tutti gli uomini di buona volontà in Iraq, Libano e Terrasanta, dove i segni di speranza, che non mancano, hanno bisogno di essere confermati da azioni ispirate alla giustizia e alla saggezza"

"protezione per tutti coloro che soffrono di tragiche crisi umanitarie, soprattutto nel Darfur, ma anche nel resto dell'Africa"

"favorire la continuazione del dialogo nella penisola coreana, ma anche in altre parti dell'Asia", in modo che dispute pericolose "si risolvano con conclusioni pacifiche", e infine la "speranza che i popoli dell'America Latina possano vivere in pace ed armonia"

"un'umanità unita potrà meglio risolvere i preoccupanti problemi attuali: dalla minaccia del terrorismo, alla proliferazione di armi, alle pandemie alla distruzione ambientale che minaccia il nostro pianeta"

Con un discorso così a me non mi prendono nemmeno a distribuire i volantini per gli Hare Krishna. Quelli per vendere gli incensini e il Balsamo di Tigre, però, non quelli già impegnativi che parlano di fratellanza universale.

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Massimo Mazzucco

da www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=948&com_id=27556&com_rootid=27539&#comment27556

domenica 11 dicembre 2005

CEI: tempo di censure?

La censura della Conferenza episcopale italiana si abbatte sulla tradizionale marcia pacifista di Capodanno promossa da Pax Christi, insieme alla Caritas italiana e all'Ufficio nazionale per il problemi sociali e il lavoro della stessa Cei. I relatori dell'incontro-dibattito che precederà la marcia vera e propria - quest'anno in programma a Trento -, Arturo Paoli e Antonio Papisca, sono stati bocciati dalla segreteria generale della Cei, da cui dipende l'Ufficio nazionale per il problemi sociali e il lavoro, e sostituiti con nomi di fiducia del vertice della Chiesa italiana, senza nessun tipo di confronto con la Commissione che da mesi lavora alla preparazione della marcia.

L'organizzazione dell'evento, infatti, era stata affidata ad un gruppo di lavoro locale, in cui, oltre all'Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro, erano rappresentati tutti i soggetti promotori (Pax Christi, Caritas diocesana, Commissione Giustizia e pace e Ufficio per l'ecumenismo della Diocesi di Trento, Centro missionario, e alcune associazioni e movimenti laicali trentinI fra cui Acli, Movimento dei Focolari e Agesci), che aveva messo a punto il programma della manifestazione, approvandolo all'unanimità: un incontro-dibattito al palazzetto dello sport di Gardolo e, a seguire, la fiaccolata verso il duomo di Trento. Erano stati individuati anche i relatori: Arturo Paoli, piccolo fratello di Charles de Foucauld per oltre 40 anni missionario in America Latina, e Antonio Papisca, docente di Diritto internazionale all'Università di Padova; e, a coordinare il dibattito, Francesco Comina, giornalista e membro di Pax Christi. Il programma è stato poi inviato a Roma, all'Ufficio nazionale per il problemi sociali e il lavoro della Cei, per l'approvazione definitiva ma è tornato corretto al mittente. I nomi dei relatori erano stati cancellati a penna e sostituiti da altri: mons. Mariano Manzana (trentino, vescovo della diocesi brasiliana di Mossorò) e p. Gabriele Ferrari (già Superiore Generale dei Missionari Saveriani) al posto di Arturo Paoli; il politologo Gianni Bonvicini (trentino, direttore dell'Istituto Affari Internazionali di Roma) al posto di Antonio Papisca; e Umberto Folena, giornalista di "Avvenire", al posto di Francesco Comina.

La Commissione organizzatrice ha chiesto spiegazioni a don Paolo Tarchi, direttore dell'Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro, il quale però non ha fornito alcun chiarimento, rinviando tutto ad un confronto con i quattro vescovi interessati dall'iniziativa: mons. Luigi Bressan, vescovo di Trento, mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e del lavoro, mons. Tommaso Valentinetti, presidente di Pax Christi, e mons. Francesco Montenegro, presidente della Caritas italiana.

"Un confronto che cercheremo", spiega ad Adista Alberto Conci, che partecipa al gruppo organizzatore della marcia in qualità di membro di Pax Christi e della Commissione Giustizia e pace della Diocesi. "Rimane però un grande problema di metodo: qual è il senso del lavoro di una Commissione ecclesiale locale come la nostra se poi arrivano delle direttive dall'alto che non è possibile nemmeno discutere?".

In assenza di spiegazioni si fanno delle ipotesi: "Evidentemente qualcuno ha voluto zittire le voci di chi crede ancora nella Chiesa del sociale", taglia corto Luisa Zanotelli, componente del Movimento per la pace e sorella di p. Alex (L'Adige 26/11). "Forse qualcuno temeva che Papisca avrebbe detto qualcosa contro la guerra, un qualcosa che alla Chiesa ufficiale non piace".

Sembra poi che alla Cei non siano piaciute alcune cose che Arturo Paoli va dicendo da qualche tempo a proposito del papato ("la sede di Pietro è vacante da quando è morto papa Roncalli"; un'affermazione comparsa anche sulle pagine del n. 6 di "Micromega", nel dialogo sulla Chiesa fra quattro "preti di frontiera"). Oppure che la Cei abbia voluto inviare subito un segnale al nuovo coordinatore di Pax Christi (don Fabio Corazzina che da pochi mesi ha sostituito don Tonio Dell'Olio), per fissare dei 'paletti' rispetto all'autonomia del movimento.

Non ci saranno comunque rotture, conferma don Corazzina, che però chiede chiarimenti sul piano del metodo: "una decisione, senza motivazioni, venuta dall'alto, non è giustificabile". "Spero che il popolo dei laici possa essere preso sul serio e spero che i nostri vescovi, in futuro, si esprimeranno in termini comunitari".

Luca Kocci - ADISTA