mercoledì 17 gennaio 2007

Le lancette del Doomsday Clock

Roma, 17 Gennaio 2007

Le lancette del Doomsday Clock ancora più vicine alla mezzanotte. Rete Disarmo si unisce alla preoccupazione internazionale.

The Bulletin of Atomic Scientist: cresce il rischio di guerra nucleare Lancette portate avanti di due minuti, ne mancano 5 alla la mezzanotte

Oggi, 17 gennaio 07, alle ore 15.30 (ora italiana), l'annuncio ufficiale con due conferenze stampa in contemporanea a Washington e Londra.

"Doomsday", in inglese, sta per “giorno del giudizio”, “fine del mondo”. Il Doomsday Clock, con le sue lancette che vengono periodicamente avvicinate o allontanate dalla mezzanotte, è ormai da sessant'anni il più famoso indicatore del pericolo di una guerra nucleare.

Aggiornato periodicamente dall'autorevole Consiglio Direttivo del "Bulletin of the Atomic Scientists", ha raggiunto i suoi picchi nel 1953, all'epoca dei primi test Usa/Urss della bomba H (due minuti alla mezzanotte) e nel 1984, con la corsa agli armamenti scatenata da Ronald Reagan (tre minuti alla mezzanotte).

Il 1991 è invece l'anno in cui le lancette sono state spostate più indietro, a ben 17 minuti dalla mezzanotte. Era l'epoca della caduta del Muro, di Gorbaciov e della fine della guerra fredda. Da allora, però, il rischio nucleare, lungi dallo scomparire, è tornato pian piano a crescere. Successivi spostamenti, nel '95, '98 e 2002, hanno riportato le lancette a 7 minuti. “Il pericolo di una seconda era nucleare e le conseguenze dei cambi climatici portano al Doomsday Clock più vicino alla mezzanotte” è la lapidaria dichiarazione iniziale del comunicato rilasciato.

Oggi, 17 gennaio, è stato annunciato ufficialmente un nuovo spostamento, di due minuti, di avvicinamento alla mezzanotte. Mancano ora “cinque minuti virtuali” al momento della mezzanotte. In pratica le lancette sono state riportate ai livelli dei periodi più bui della guerra fredda.

L’organismo internazionale degli scienziati, nel prendere la decisione di questo spostamento, si è focalizzato su due punti principali: il pericolo di 27.000 testante nucleari (di cui almeno 2.000 possono partire nel giro di pochi minuti) e la distruzione degli habitat umani a causa del cambio di clima.

A commento di questa decisione Martin Rees, presidente della Royal Society ed astrofisica di fama mondiale ha dichiarato: “Le armi nucleari pongono ancora la più catastrofica ed immediata minaccia per l’umanità, ma anche il cambio di clima può potenzialmente portare alla fine della civiltà da noi conosciuta”.

In questa situazione, sono più urgenti che mai netti segnali di discontinuità da parte di tutti i paesi amanti della pace. L'Italia potrebbe avere un ruolo di primo piano in questo, se solo avesse il coraggio di scelte precise:

1) Chiedere l'immediato smantellamento di tutte le atomiche ancora presenti nel nostro paese (50 ad Aviano, 40 a Ghedi), in violazione del Trattato Internazionale di Non Proliferazione Nucleare; 2) Rifiutare qualsiasi transito di ordigni nucleari sul territorio nazionale, comprese le acque territoriali, e quindi vietare l'accesso ai nostri porti a navi e sommergibili a propulsione nucleare o dotati di armamenti nucleari; 3) Congiuntamente con gli altri paesi dell'Alleanza Atlantica, rimettere in discussione la politica NATO del "Nuclear Sharing", che – lungi dall'aumentare la sicurezza delle popolazioni - è un enorme fattore di instabilità a livello planetario; 4) Come minimo, congelare qualsiasi richiesta di ampliamento e ristrutturazione delle basi statunitensi nel nostro paese. In questo contesto, consideriamo inaccettabile la decisione del governo di ratificare l'ampliamento della Base USA di Vicenza.

Le indicazioni particolari per l’Italia che noi avanziamo si armonizzano pienamente con i consigli e le proposte avanzati proprio oggi dal Bullettin of Atomic Scientist:

1) Ridurre la prontezza di lancio delle forze di USA e Russia, rimuovendo completamente le armi nucleari dalle operazioni militari ordinarie
2) Ridurre il numero complessivo delle testate nucleari smantellando e distruggendo almeno 20.000 testate entro i prossimi 10 anni
3) Fermare la produzione di materiale per armamento nucleare, tra cui uranio arricchito e plutonio, sia in ambito militare che civile
4) Iniziare una seria e onesta discussione sull’espansione della potenza nucleare nel mondo

La Rete Disarmo ha in programma azioni e mobilitazioni sul tema del disarmo nucleare per i prossimi mesi ed intende costruire, con molte forza impegnate su questi temi, una campagna nazionale di pressione per un vero disarmo nucleare che parta anche dal nostro paese.

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**Ulteriori informazioni:

Sul Doomsday Clock ---> http://www.thebulletin.org http://en.wikipedia.org/wiki/Doomsday_clock

http://en.wikipedia.org/wiki/Doomsday_clock

Sull’azione “Via le Bombe Atomiche” ---> http://www.vialebombe.org/

Per contattare la Rete Italiana per il Disarmo: ---> www.disarmo.org

mercoledì 10 gennaio 2007

Chiesa polacca sotto accusa per il silenzio sul vescovo spia

In Vaticano monta l’irritazione nei confronti della Chiesa polacca dopo le dimissioni di Stanislaw Wielgius, designato arcivescovo di Varsavia, per aver collaborato con i servizi di informazione della Polonia comunista. Wielgius, che per giorni ha negato i legami con i servizi incassando l’appoggio della Santa Sede, è accusato di aver mentito al Papa. Criticato dalla stampa anche il primate Jozef Glemp. A Cracovia si è dimesso Janusz Bielanski, canonico della cattedrale di Wawel: anche lui accusato di essere stato un spia dei servizi.

Compromessi con il nemico

La Chiesa parla al mondo. Cioè allo Stato. Da quando esiste, ha avuto a che fare con Stati autoritari. La democrazia è un fenomeno recente. Ma il dialogo tra Chiesa e Stato non può essere che un compromesso. Che l'arcivescovo dimissionario di Varsavia Stanislaw Wielgius abbia collaborato con il regime comunista non deve dunque troppo sorprendere. Se i nemici non dialogano, combattono a occhi bendati. Questi, però son nemici che hanno in comune alcuni tratti non secondari.

La Chiesa è assolutismo religioso; il comunismo è assolutismo politico. La Chiesa si è sempre voluta servire dello Stato; lo Stato della Chiesa. Ognuno dei due vuole che la dottrina e l'agire da essi proposti siano lo scopo della società. Ognuno vuole distruggere l'altro. Non si tratta di una deviazione della “Chiesa di pietra” dalla “Chiesa dei santi”. La Chiesa è dei santi proprio perché vuol distruggere quel che a suo avviso è l'errore.

Gesù è il santo per eccellenza. Dicendo di dare a Cesare, ossia allo Stato, quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, Gesù non vuole che a Cesare venga dato qualcosa che sia contro Dio: vuole che Cesare non si opponga a Dio, e che pertanto le leggi dello Stato abbiano come scopo quelle di Dio - del Dio di Gesù e, poi, della Chiesa. Dire che la Chiesa è assolutismo religioso non è “laicismo”.

La si offenderebbe negando che essa sia teocrazia. Nemmeno in Polonia la Chiesa può aver voluto il comunismo, ossia un Cesare le cui leggi si opponessero ha quelle di Dio. Se un membro della Chiesa l'avesse fatto, l'avrebbe fatto come nemico del cristianesimo. Va però anche aggiunto che, se nei paesi comunisti la Chiesa ha avuto bisogno del compromesso col potere, diventa più difficile sostenere che essa sia stata l'artefice del crollo del comunismo.

È l'ultimo caso grandioso, tale crollo, del tramonto ormai secolare, che è destinato a travolgere anche le forme superstiti di assolutismo, come quella religiosa e quella economica.

L'assolutismo economico del paleocapitalismo, che si ritiene la forma definitiva di produzione della ricchezza, tende a essere oltrepassato da una concezione «sperimentale» del capitalismo, dove si ammette la possibilità del fallimento della sperimentazione. Anche la Chiesa condanna 1e forme teologiche che in qualche modo ripropongono in senso “sperimentale” l'esistenza religiosa.

La recente conversione della Chiesa alla democrazia è spiegabile in modo analogo al movimento del capitalismo nella stessa direzione. Già Max Weber rilevava la maggiore consonanza tra capitalismo e democrazia, rispetto a quella con lo Stato totalitario. Ma il vero motivo è che in effetti quest'ultimo è, per il capitalismo, un ostacolo ben più consistente della democrazia procedurale. Lo stesso accade alla Chiesa, che alla democrazia, figlia dell'Illuminismo, ha preferito lo Stato autoritario, dove l'assenza dell'opposizione rende più agevole il dialogo e il compromesso.

Adottando la democrazia, Chièsa e capitalismo hanno sempre tentato, e con maggiori probabilità di successo, di modificarla: la Chièsa, condannando in essa “la libertà senza verità”, ed esigendo che la “verità” a cui la democrazia deve adeguarsi sia da ultimo la verità cristiana; il capitalismo, impedendo che la “solidarietà” abbia a subordinare a sé l' “efficienza”. E anche il capitalismo è un Cesare a cui non si può dare quel che contro Dio.

Per la Chiesa il fine non giustifica i mezzi; ma è della Chiesa anche la dottrina della preferibilità del male minore. Forse in Polonia, e altrove, minor male è stato dare provvisoriamente a Cesare qualcosa di quel che è contro Dio, sperando che da ultimo, davanti a Dio, egli avesse a inginocchiarsi.

Emanuele Severino

(da Corriere della Sera 9 gennaio 2007)