mercoledì 1 giugno 2005

Procreazione assistita

Sono alcune settimane che, con crescendo rossiniano, giornali, radio, tv, internet, amici e colleghi, insomma tutti sono rapiti dal sacro furore di “esternare” in materia di procreazione assistita et similia. L’occasione dgli imminenti referendum è troppo ghiotta perché le intelligenze non afferrino l’opportunità offerta dalle cronache per brillare di luce propria (o riflessa).

Tutti ci invitano a votare sì, votare no, o non votare, snocciolando ragioni ragionate per avvallare ogni combinazione di comportamento. La cosa, già in sé, è abbastanza fastidiosa poiché quasi ci si sente scortati verso un modus operandi che noi, poverini, da soli non saremmo in grado di individuare.

Si sente parlare di diritti: alla maternità, alla paternità, alla famiglia, … alla ricerca scientifica, al progresso, alla vita! Guarda guarda, il mondo laico che si ricorda dei valori! E allora, facciamolo fino in fondo il ragionamento intelligente, completiamo il sillogismo e allarghiamo un tantino l’orizzonte sempre angusto del nostro vedere e ragionare.

Perché il 20% delle coppie sterili e tanto desiderose di avere una discendenza che - nel subconscio è così - conduca all’immortalità non possono accedere all’adozione, quella vera. e senza lacci e lacciuoli, burocrazie, limiti di età e credenziali assurde.

Ci sono milioni di bambini abbandonati, rifiutati, umiliati, uccisi: i loro diritti non esistono? No, mon esistono; piuttosto che trasformare grandi tragedie individuali (che sono poi la premessa a tragedie sociali future) in occasioni di reale condivisione, solidarietà e amore per il prossimo nostro, noi uomini e donne - credenti e atei non fa differenza - ci intestardiamo sulla “procreazione assistita”. Ucci ucci, avvertiamo un che di freudiano in questo atteggiamento che presuppone un fideismo scientifico (creazionista, appunto) di proporzioni mai così vaste.

"Sangue del mio sangue, carne della mia carne, i miei diritti finalmente salvaguardati". E le miserie del mondo sono rimaste intatte, anzi accresciute per un’infanzia diseredata e tanti affetti negati a chi, adesso, ne ha bisogno come dell’aria per respirare.

Davvero questo mondo è messo male e non si vede chi potrebbe aiutarci ad uscire dall’empasse. Siamo dunque, noi umani, la scheggia impazzita della Natura e stiamo velocemente preparando l’apoptosi del genere umano, la famosa pulsione di cui proprio Freud è stato il teorizzatore?