sabato 30 luglio 2005

A un anno dalla scomparsa di Tiziano Terzani

28.7.2005

In ricordo di Tiziano. Il suo messaggio di pace è più che mai attuale

di Massimo De Martino*

"Una buona occasione nella vita capita sempre: basta solo saperla riconoscere". Questa è la frase che apre "Un indovino mi disse" di Tiziano Terzani. La mia buona occasione è stata comprare quel libro, rimanerne folgorato e decidere di dedicare a quell'emerito (per me all'epoca) sconosciuto un sito Internet.

Tiziano, prima di iniziare a scrivere libri, era già stato avvocato, venditore di macchine da scrivere, grandissimo reporter dall'oriente. Le chiavi di volta che fecero cambiare il suo modo di scrivere furono la Malattia (che dopo sette anni se l'è portato via esattamente un anno fa) e gli attentati dell'undici settembre. La prima lo aveva portato a compiere un viaggio, durato sette anni, all'interno di se stesso e delle "cure alternative". L'undici settembre (e la delirante lettera della Fallaci che seguì) lo portarono a diventare il "kamikaze della pace".

Tiziano vedeva in quell'orribile atto un punto di svolta, un'opportunità per l'umanità di riprendere in mano le sorti del pianeta e guidarlo verso un futuro di pace perché, come amava ripetere, "la guerra si combatte con l'amore". Per questo passò buona parte del 2002 girando l'Italia nelle piazze, nelle scuole, nelle carceri e nelle università per presentare le sue "Lettere contro la Guerra", libro attualissimo nonostante siano passati ormai tre anni dalla pubblicazione. Tiziano aveva visto gli orrori della guerra in Vietnam, in Cambogia, in tutto l'Oriente. Ora voleva diventare uno strumento di pace.

Il libro divenne un caso perché, sebbene fosse un libro "difficile" per gli argomenti che trattava in quel momento (è molto più facile odiare che amare), fu un bestseller e divenne anche un long-seller. Tiziano lo fece tradurre in inglese, tentando di farlo arrivare negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna, ma gli editori "storici" inglesi e americani rifiutarono il libro: era un momento difficile per far sentire voci fuori dal coro; tutti giravano negli Stati Uniti con le bandierine sui finestrini, tutti si stringevano intorno a Bush. Ogni forma di pensiero alternativa all'ideologia della guerra doveva essere allontanata. Pertanto Tiziano decise di rendere disponibile il suo libro "Letters against the war" sul nostro sito Internet. Tiziano era un sognatore. Come molti grandi personaggi, incompresi nel proprio momento storico, era considerato un utopista.

La newsletter legata al sito aumentava in maniera esponenziale: tutti facevano domande, volevano sapere di più di questo Terzani. Il sito pertanto venne rifatto una prima volta, e poi di nuovo alla fine del 2004. Insieme al sito cresceva il "popolo di Terzani", un gruppo di persone che si riconoscono nei suoi ideali di pace e che dal settembre 2004 si spostano in giro per l'Italia per ritrovarsi insieme a vedere "Anam, il senzanome. L'ultima intervista a Tiziano Terzani", uno splendido documento che è il suo testamento spirituale.

Da allora a oggi sono state effettuate circa 60 proiezioni gratuite di Anam in giro per l'Italia per un totale di oltre 9.000 spettatori. Quasi ovunque le sale erano e sono piene di persone interessate ad approfondire, a capire chi si celasse dietro quel look da santone indiano. Dietro quella barba da Babbo Natale stava un uomo curiosissimo e con tanta voglia di vivere e di divertirsi. Non di certo un guru ma, al contrario, un uomo che con la propria esperienza di vita e di malattia è stato in grado di indicare dove, sulla strada della vita, stanno le buche.

Dopo la morte di Tiziano le iniziative per ricordarlo si sono moltiplicate, come gli iscritti alla newsletter e gli articoli sul forum Internet a lui dedicato che raccoglie oltre ottomila interventi. Alle proiezioni di Anam incontro moltissime "brave persone". E' un termine desueto, lo usavano i nonni, ma inquadra a perfezione il bacino di coloro che hanno voglia di non fermarsi a ciò che si vede in tv, in superficie, all'odio motivato con la religione o con la supponenza di far parte di una "civiltà superiore"; ma che vogliono capire, scoprire, conoscere ciò che un "grande vecchio" può dare e dire loro. A tutti questi spettatori e a me Tiziano manca molto. Ma mettendo in pratica la frase che chiude "Lettere contro la guerra", possiamo ancora credere che un mondo migliore sia possibile, onorando così la sua persona ed il suo impegno per la pace: "Visti dal punto di vista del futuro, questi sono ancora i giorni in cui è possibile fare qualcosa. Facciamolo! A volte ognuno per conto suo, a volte tutti insieme. Questa è una buona occasione. Il cammino è lungo e spesso ancora tutto da inventare. Ma preferiamo quello dell'abbruttimento che ci sta dinanzi? O quello, più breve, della nostra estinzione? Allora: Buon Viaggio! Sia fuori che dentro."

* Massimo De Martino è ideatore e coordinatore del Tiziano Terzani Fan Club e del sito dedicato al grande giornalista e scrittore - da http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?iddos=3334&idc=74&ida=&idt=&idart=3310

mercoledì 13 luglio 2005

Stanno gareggiando in terrore

In risposta alla lettera inviata ai musulmani e alle musulmane d'Italia da 40 esponenti del Comitato "Fermiamo la Guerra", Hamza Piccardo, già segretario nazionale UCOII e Portavoce del European Muslim Network ha diramato questo documento.

Cari amici e care amiche,

Quando è giunta la notizia di quel che era avvenuto a Londra, molti di noi sono andati mentalmente ad un versetto della sura Al Maida che recita: “Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori”.
Ci è parso subito evidente che questo crimine si collocasse con assoluta consequenzialità in un contesto di allargamento di un conflitto voluto e programmato per annientare un antagonista ritenuto troppo ricco rispetto alla sua debolezza politico-militare e quindi facilmente depredabile.
Che nelle more di questo progetto ci fosse la vita di centinaia di migliaia d’innocenti non deve essere sembrato qualcosa che suggerisse un ripensamento, un cambio di strategia.
Stanno gareggiando in terrore, gli aggressori e quelli che vogliono apparire come il braccio armato degli aggrediti, ché i loro governi son complici dell’aggressione o del tutto asserviti, corrotti, inetti.

in fondo la guerra non è altro che una gara a chi semina più disordine e distruzione, più terrore e più morte. E alla fine non vince nessuno di quelli che ne sono stati attori, ma bisogna pur cessarla e ricostruire quello che può essere distrutto un’altra volta e rimpiazzare i caduti, e confortare i superstiti e dire MAI PIU’ ... e poi ricominciare...
Ci siamo tutti in mezzo a questa guerra, noi e voi, e quanto mi pesa questa divisione, che quasi tutti NOI ci sentiamo, di QUESTO paese come VOI.
Sono nostri morti quelli di Madrid, Londra, New York , Beslan, come sappiamo che sentite essere vostri quelli di Falluja, Grozny, della Palestina e dell’Afghanistan.
Ci provammo anni orsono a fermare questo scempio: allora i balconi d’Italia fiorirono dei colori della pace e decine di milioni di persone in Europa e in tutto l’Occidente marciarono per dire NO! alla guerra.
Avvenne in quel contesto qualcosa di grande, per la prima volta una comunità di immigrati che si era tenuta per lo più al margine dei grandi fenomeni politici, si era finalmente sentita parte della maggioranza. Di quella maggioranza ampia ed eterogenea che oggi le vostre firme riproducono, di quegli uomini e donne di buona volontà che dicevano no alla guerra e al terrore, nettamente senza distinguo. Da Giovanni Paolo II ai Disobbedienti, tutti insieme appassionatamente... tutti insieme sconfitti.

Poi il reflusso e l’arretramento del movimento di massa ha lasciato il campo libero agli equilibrismi politici di chi ha paura del marchio d’irriducibilità, che mette fuori dal gioco, che emargina, che esclude dall’alternanza.
Ora, dopo anni di guerra atroce e sporchissima, anni in cui Falluja e Guantanamo sono diventati i nuovi simboli della vergogna dell’Occidente e gli attentati di Madrid e di Londra hanno chiarito definitivamente che il riscatto del mondo islamico non può passare per l’emulazione della ferocia, siamo tutti un po’ meno liberi e un po’ meno sicuri.
Mentre il mostro mai sopito del razzismo e dell’intolleranza religiosa riprende fiato, e ad altissimi livelli si dice che gli attentati di Londra sono un attacco contro la cristianità, dobbiamo prepararci a fronteggiare il peggio e a lavorare per il meglio.
Nonostante la stanca estiva siamo già in una campagna elettorale che qualcuno pensa non potersi permettere di perdere e che altri cominciano a dubitare di poter vincere. Non è certo questo il clima migliore per un rasserenamento politico e un’azione di prevenzione e di repressione del terrorismo in Italia. Quando il referente non è solo legge, ma diventa sempre di più un’opinione pubblica irresponsabilmente aizzata dai media, si lascia ampio spazio a derive neo autoritarie poliziesche e giustizialiste nel corso delle quali perderemo un altro po’ di libertà e difficilmente diventeremo più sicuri.

Nel documento che ho scritto in qualità di portavoce del European Muslim Network (EMN) dicevo che: ... “E’ necessario interrompere una spirale di violenza cieca e sanguinaria con un’azione coesa e coerente di tutti coloro i quali hanno a cuore la pace e il benessere dell’umanità, a Londra come a Baghdad, a Madrid come a Kabul, a Roma come a Gaza, a Mosca come a Grozny.
Gli uomini e le donne di questa Europa che stenta a ritrovare nelle sue istituzioni e nelle sue forze politiche l’espressione della sua grande cultura, della sua grande umanità, devono fare oggi uno sforzo immane e irrinunciabile, devono attivare in tutto il continente azioni di pace e di responsabilizzazione mediante forme di mobilitazione permanente e di strenua vigilanza, affinché fallisca il progetto di chi prospera sull’odio e sulla guerra, affinché venga respinta e ripudiata sul nascere ogni volontà di assurda vendetta, di nuova reiterata aggressione.
Una particolare responsabilità incombe a noi musulmani e musulmane d’Europa (e d’Occidente), quella di sfuggire all’appiattimento, alla paura, all’isolamento. E’ necessario invece assumersi in pieno il ruolo di testimoni della nostra religione portatrice di pace e di giustizia, con coerenza, e con una coesione infracomunitaria che darà la misura del nostro impegno e della nostra sincerità”.

Per quanto ci riguarda questa è la nostra priorità assoluta, consultiamoci e decidiamo insieme forme e momenti di lotta e di testimonianza per la pace e la sicurezza in Europa e nel mondo.

Imperia 13 luglio ’05

Hamza Roberto Piccardo

martedì 5 luglio 2005

IN ATTESA DEL G8 DI LUGLIO IN SCOZIA

Firmatari artisti e attivisti dei diritti umani hanno chiesto ai ministri delle Finanze del G8 “un’azione immediata” contro la povertà del pianeta, con aiuti pubblici, cancellazione del debito e azioni di commercio equo.

Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per raccogliere 4 miliardi di dollari da destinare ad aiuti di emergenza all’Africa: il continente è stato al centro dell’incontro di ieri tra il primo ministro britannico Tony Blair e il presidente degli Usa Gorge W. Bush.

Le cifre

POPOLAZIONI DENUTRITE (in milioni di abitanti)

Regioni 1985-1997 2000-2002
* Asia e Pacifico 509.9 519.3
* Americhe 55.0 53.1
* Medio Oriente e Africa Settentrionale 35,0 39,3
* Africa subsahariana 198,4 204,6
* Paesi Baltici /ex Erss / Europa dell’Est n/d 28,3
Fonti: United Nations Food and Agricultural Organization, World Food Program, Unicev.

SPESE A CONFRONTO

AIUTI - Armamenti
Gli aiuti internazionali ai Paesi poveri ammontano a 25 miliardi di dollari l'anno. Nel 2004 le spese militari nel mondo sono state di mille miliardi di dollari (più 5% sul 2003) secondo l'istituto di ricerca svedese Sipri. . L’Italia è al settimo posto con 27,8 miliardi di dollari.

MALARIA - Missione in Iraq
Nel mondo muoiono ogni anno 2 milioni di persone di malaria, in maggioranza bambini (tremila al giorno soltanto nell'Africa subsahariana). Per contrastarla a livello mondiale servirebbero 3,2 miliardi di dollari all'anno. Meno della cifra che gli Stati Uniti spendono nella missione in Iraq in un giorno solo.

UN TANK - Il regalo di Bush
Il presidente Usa George Bush ha annunciato un aiuto straordinario di 674 milioni di dollari all'Africa (utile a sfamare, 14 milioni di persone in un anno), oltre a 1,4 miliardi di dollari già preventivati. Il costo di un carro armato Abrams è di 4,5 milioni di dollari.

LA FAME - Il piano Marshall
Per ricostruire l'Europa dopo la Seconda guerra mondiale gli Usa offrirono 20 miliardi di dollari (circa 200 miliardi di oggi). Nel 1970 i principali Paesi industrializzati si impegnarono a spendere lo 0,7% del loro prodotto interno lordo in aiuti ai Paesi poveri. Nel 2003 tale contributo fu dello 0,3%.

Meditate gente!

Riflessioni sulla malattia

Ieri sera ho a lungo conversato, grazie a Skype, con un amico che vive in Sicilia il cui padre era stato da pochi giorni trasferito in un centro riabilitativo per patologie neurologiche. Trasferito dopo essere stato ricoverato d'urgenza nel novembre scorso nell'unità di rianimazione ed avervi soggiornato per sette mesi!

Riflessione # 1. Qualcuno riesce a immaginare cosa significhi per un uomo essere completamente paralizzato in un letto per sette mesi? Taglio in gola con tubo per respirare, gommini e fistole per ogni dove, alimentazione con accesso diretto allo stomaco, evacuazione provocata, impossibilitato a parlare, a esprimere emozioni, a dormire. Sette mesi.

Riflessione # 2. La medicina ha fatto passi da gigante, riesce a leggere nella più recondita intimità molecolare, usa farmaci selettivi. Quest'uomo ancora non ha una diagnosi, e ovviamente non ha una prognosi. Medici e scienziati che in tutto il mondo state "procreando", come mai milioni di persone si trovano, ora, in un letto senza che alcuno sappia dire loro come andrà a finire?

Riflessione #3. L'uomo, da quando popola la Terra, ha mostrato di gradire la sua vocazione alla guerra, alla distruzione. Quanti altri millenni dovranno passare prima che le malattie possano essere davvero curate e sia assicurato a tutti il diritto a una esistenza terrena dignitosa?